La cercatrice di funghi

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Autore: Viktorie Hanišová

Editore: Voland 

Pagine: 320

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Sára ha 25 anni e vive in una vecchia casa nella Selva Boema. Tutte le mattine si alza, indossa un paio di vecchi scarponi, afferra il cestino e imbocca il sentiero che suo padre le ha insegnato da bambina, in cerca di funghi da rivendere alla taverna locale. I funghi sono il suo sostentamento, la sua condanna e la sua ossessione: certamente l’unico campo in cui lei, ex studentessa modello, oggi eccelle. Ogni notte Sára la passa insonne. La sua vita trascorre a un ritmo immutabile, e la routine è interrotta solo dai controlli trimestrali con la psichiatra. Ma la morte della madre, l’assillo dei fratelli per l’eredità, un cambio di gestione alla taverna e l’inattesa amicizia di un vicino la costringono ad affrontare i ricordi di un’infanzia che ha voluto nascondere anche a sé stessa.

Cosa ne penso

Protagonista del secondo romanzo di Viktorie Hanišová è Sára Tychá, soprannominata “Sisi“. Quella di Sisi è una vicenda, narrata in prima persona, che racconta la vita della venticinquenne Sára, giovane cercatrice di funghi, alla quale è stato diagnosticato un disturbo psicopatologico che le impedisce di svolgere qualsiasi impiego. 

Attraverso una struttura narrativa che intreccia il presente con il passato, l’autrice espone al lettore la complessa vita di Sisi alle prese con la scomparsa di sua madre e l’inevitabile ricomparsa dei suoi fratelli preoccupati per l’eredità. 

Ogni mattina Sára si sveglia (dopo una notte quasi sempre insonne) e si addentra nei boschi, seguendo i percorsi che suo padre le ha insegnato quando era una bambina. La Selva Boema è lo scenario umido e meditativo della ricerca spasmodica dei funghi che sono l’unica fonte di sostentamento per Sára ma, allo stesso tempo, anche ossessione e tormento. I funghi e la loro conoscenza maniacale sono espedienti per rivivere il passato, per ricordare gli abusi subiti e per continuare ad odiare l’incomprensibile silenzio e ipocrisia di sua madre. 

Hanišova fa uso di uno stile narrativo delicato ma incisivo, del tutto privo di sentimentalismi. E’ una narrazione che riesce ad essere sia analitica nell’affrontare le questioni terapeutiche di Sára, sia avvolgente ed appassionante ai fini della storia. Sebbene, infatti, il lettore riesca ad intuire il finale prima della conclusione del libro, l’autrice riesce comunque a mantenere interessante la narrazione nella sua totalità. 

La cercatrice di funghi” è un romanzo dai forti sapori e odori autunnali, nel quale l’amore-ossessione per i funghi si mescola abilmente all’urgente e attuale questione sulla sanità mentale e sugli abusi familiari. Nonostante l’alta probabilità di ricadere nel banale o in prevedibili cliché, l’autrice non propone mai al lettore una storia ordinaria oppure scontata. Molto interessante, a parer mio, sono state le descrizioni della figura materna. Una donna che vedendo ormai sfiorita la propria bellezza si rifugia nel cibo e nella negazione, negazione che costerà cara proprio a Sisi che, sfortunatamente, vedrà il suo destino totalmente condizionato dai problemi con i suo familiari. Riuscirà la giovane cercatrice di funghi a riscattarsi dal suo passato e uscire dal bosco? Tornerà alla luce e sarà pronta a vivere di nuovo?

La cercatrice di funghi” è un romanzo che, grazie alla prosa utilizzata, resta lieve ed appassionante nonostante le tematiche affrontate. Il mondo di Sára, fatto di funghi, boschi, alberi e silenzi, è un mondo solo in apparenza fatato. Esso cela in realtà molto dolore e solitudine. Viktorie Hanišova è stata in grado di scrivere un romanzo psicologico fortemente visivo, in grado di catturare l’attenzione del lettore e di accompagnarlo sino alla fine attraverso atmosfere silvane e decadenti. 

VOTO: ⭐️⭐️⭐️⭐️/5 (4/5)

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